Semplice ed immediato il logo ideato per Palermo capitale della cultura 2018 dalla 22enne Sabrina Ciprì – studentessa dell’Accademia delle Belle arti di Palermo – declina in quattro lingue le culture che hanno gettato le fondamenta nella città di Palermo.
In uno degli angoli più suggestivi del centro storico di Palermo, si erge nella sua severa monumentalità la Basilica di S. Francesco d’Assisi, tra le più illustri e significative chiese palermitane per pregio d’arte e valore storico. Un autentico scrigno di storia e di capolavori d’arte dei più grandi artisti siciliani e non solo, che qui lasciarono opere di straordinaria bellezza.
Secondo lo storico Fazello, la piccola chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi sarebbe stata la prima tra le costruzioni normanne edificate in città, quando Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla assediavano la Palermo araba. Per altri, invece, risalirebbe al periodo di Ruggero II, prima metà del XII secolo, e trae il suo nome da un ospedale per lebbrosi, ormai distrutto, che proprio il sovrano avrebbe fatto costruire in memoria del fratello Goffredo, morto di questa terribile malattia.
Alberi di gelsi a perdita d’occhio, bachi, bozzoli e filande. Per molti secoli fu la via della seta in Sicilia. Da Palermo a Messina, lungo la costa settentrionale dell’isola fino a un tratto della riviera ionica. Merito del clima e di corsi d’acqua rigogliosi. Un’arte antica quella della filatura, tessitura e ricamo, di cui molto è andato perduto ma qualcosa si tramanda ancora grazie alla passione e l’intraprendenza di un gruppo di donne e uomini.
Sono i marchesi Berlingieri i nuovi proprietari del dipinto di donna Franca Florio di Giovanni Boldini, la gemma più preziosa del nucleo di arredi, sculture, ceramiche andati all’asta lo scorso marzo durante la liquidazione dei beni del Grand Hotel Villa Igiea, dove il quadro era esposto dal 2005. Il ritratto della “Stella d’Italia”, come la chiamò il Kaiser Guglielmo II, dell’”Unica”, come la celebrò Gabriele D’Annunzio, due dei tanti potenti che restarono folgorati da donna Franca Florio, moglie di Ignazio, regina della Palermo Felicissima, avvolta in abiti fruscianti e in leggendarie collane di perle lunghe quanto le scappatelle del marito. Bella, elegante, padrona perfetta di quattro lingue, ambasciatrice di una città che sognò per una stagione di essere la capitale economica e mondana d’Italia.
Camminando per la stradina affollata di colori e odori delle bancarelle di Ballarò, s’intravede quella che forse può essere considerata la cupola più bella di Palermo, rivestita da maioliche smaltate, uno dei prodotti più estrosi del barocco siciliano, i cui colori la rendono ancora più visibile da ogni parte della città. Appartiene alla Chiesa del Carmine Maggiore, costruita dai Carmelitani alla fine del XII secolo, distrutta e ricostruita interamente agli inizi del XVII secolo su progetto di mariano Smiriglio. Mostra all’esterno quattro coppie di colonne scanalate di pietra intramezzate da quattro Atlanti in atto di reggere la cupola. All’interno della chiesa, a tre navate, da non perdere l’acquasantiera e le statue gaginesche, gli stucchi del Serpotta e la “Vergine del Carmelo con Sant’Andrea Corsini” dipinta da Pietro Novelli.
Ci troviamo nel cuore pulsante della città, il centro tradizionale per eccellenza, non solo geografico e simbolico ma anche della sua storia. Perché ai Quattro Canti via Maqueda e corso Vittorio Emanuele si incrociano sotto gli occhi dei re spagnoli e delle quattro sante patrone. Delimitato dal Canto del Mandamento Castellamare e protetto da Sant’Oliva, Palazzo Costantino di Napoli si erge con i suoi ottomila e settecento metri quadrati di stucchi, affreschi, scaloni e saloni settecenteschi, tutti da svelare.
Mimmo Cuticchio è l’anima stessa di un’arte diventata patrimonio dell’umanità. E’ bello ripercorrere la storia di quest’uomo-icona, vedere la sua faccia scavata dalle rughe, la sua barba diventata bianca, adesso che Palermo è stata nominata Capitale della cultura per il 2018. Come se qui, nel suo teatrino di via Bara all’Olivella, abitasse un tassello fondamentale di quell’identità profonda che ha decretato il successo di Palermo tra le altre città candidate. Palermo dell’itinerario Unesco arabo-normanno, Palermo accogliente e multiculturale, Palermo dello sfarzo barocco, Palermo di Serpotta. E Palermo di Mimmo Cuticchio, l’uomo che con il suo cunto ha incantato francesi e americani, spagnoli e russi. Il cunto è così diventato grazie a lui un linguaggio comprensibile a tutti, trasferendo il valore e il senso profondo di un’arte che rischiava di scomparire, l’Opera dei Pupi.
Un’antica credenza narra che in questa chiesetta normanna, voluta nel 1072 da Roberto il Guiscardo, avessero preso il velo la regina Costanza d’Altavilla, futura madre di Federico II, e la stessa Rosalia, futura santa patrona della città, prima di ritirarsi a vita ermetica. Con l’intento di creare un tempio ancora più sontuoso che si affacciasse sul Cassaro, la chiesa fu demolita e ricostruita prima nel 1528 e successivamente nel 1682, su progetto di Paolo Amato, che realizzò le due cappelle maggiori e adottò il modello di una pianta centrale dodecagonale con cupola ellittica. Parzialmente distrutta da un bombardamento aereo nel 1943 e ristrutturata nel 1959, custodisce stucchi, decorazioni e maestosi affreschi di Vito D’Anna. Oggi viene utilizzata principalmente come auditorium.
Quante volte siamo passati da Piazza Vigliena, più nota come i “Quattro Canti”? Avete mai fatto caso alle sculture rappresentate nei tre ordini architettonici? Oltre alla rappresentazione allegorica delle quattro stagioni e ai quattro sovrani spagnoli, proprio sul terzo ordine si possono osservare le sculture di quattro donne, le quattro sante protettrici dei quattro mandamenti di città: Agata, Cristina, Ninfa e Oliva. Ma chi erano veramente queste donne, eroine della fede, la cui devozione è andata affievolendosi nel corso dei secoli fino a scomparire del tutto? Donne prima di tutto, in un tempo in cui la figura femminile era fortemente relegata nelle retrovie della società. Eroine e martiri di una società gretta e ottusa che ha fatto pagare con la vita le loro scelte personali in tema di fede. E questo a prescindere dalle leggende e dai racconti mitici che sicuramente hanno avvolto e contornato le loro storie reali. Ma andiamo brevemente a conoscerle più da vicino una per una.