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LA VIA DELLA SETA IN SICILIA

19Gen

Alberi di gelsi a perdita d’occhio, bachi, bozzoli e filande. Per molti secoli fu la via della seta in Sicilia. Da Palermo a Messina, lungo la costa settentrionale dell’isola fino a un tratto della riviera ionica. Merito del clima e di corsi d’acqua rigogliosi. Un’arte antica quella della filatura, tessitura e ricamo, di cui molto è andato perduto ma qualcosa si tramanda ancora grazie alla passione e l’intraprendenza di un gruppo di donne e uomini.

In Sicilia si filava e si tesseva già alla corte normanna. Il ricco manto di Ruggero in seta-raso fu creato nel “Tiraz”, l’opificio del Palazzo Reale. In oro, perle e smalti, il disegno porta la data del 1133. Il manto servì per secoli all’incoronazione dell’imperatore del Sacro Romano Impero e oggi è conservato a Vienna insieme al resto del corredo. Si filava e si tesseva anche all’Albergo dei Poveri, in Corso Calatafimi, voluto da Carlo III di Borbone a metà del Settecento per ospitare i bisognosi della città.

Il tessuto di fondo su cui realizzare il ricamo veniva scelto in base all’uso cui era destinato: ricamo in bianco per la biancheria di casa e personale, che un tempo rappresentava la dote offerta dalle madri alle proprie figlie, che si tramandava di generazione in generazione e si esponeva prima che sposa lo portasse nella sua nuova casa. E poi c’è il ricamo colorato. E così a Palazzo Mirto, a Palermo, ci sono stanze con pareti interamente rivestite di incantevoli ricami. Preziosi elementi di decoro che avevano anche l’utilità di trattenere il calore negli ambienti.

Un’attività rara quella del disegnatore di ricami che oggi rivive grazie ad un gruppo di giovani, sparsi un po’ in tutta la Sicilia, che tramandano insieme alle loro famiglie quest’antica arte decorativa per proteggerla dall’oblio.

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